Le critiche costruttive al datore di lavoro non legittimano il licenziamento
La lettera inviata alla direzione dell'azienda nella quale il lavoratore esprime le sue critiche circa la gestione dell'azienda, sollecitando al contempo un intervento migliorativo dell'organizzazione interna, anche e soprattutto al fine di evitare possibili contrasti, non legittima l'impresa a procedere al licenziamento per giusta causa del lavoratore.Questo l'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione, che nella Sentenza n. 21649 del 26 ottobre 2016 ha respinto il ricorso dell'azienda, affermando che per i contenuti e la forma espressa nella lettera il lavoratore non ha 'travalicato i limiti di continenza sostanziale e formale', esercitando tra l'altro 'il proprio diritto di critica nei confronti del comportamento tenuto dal proprio superiore'. Questo, unito al fatto che il lavoratore non ha solo avanzato delle critiche, ma ha anche sollecitato 'l'attivazione del potere gerarchico ed organizzativo del datore di lavoro, ai sensi degli artt. 2086 e 2104 c.c., in funzione di una migliore coesistenza delle diverse realtà operanti all'interno dei luoghi di lavoro', esclude che la lettera possa essere in sé giusta causa di licenziamento, in quanto prova di fedeltà del lavoratore verso l'azienda.